In memoria di Marisa

 

di Piero Murineddu

Certo che sembra fuori luogo pubblicare questa canzone in uno stranissimo inverno che proprio in questi giorni, nonostante il freddo di certe ore, parrebbe di essere in piena primavera. Ma d’altronde ai punti fermi e alle certezze conviene proprio che ci dobbiamo rinunciare, fatto salvo il doveroso rispetto che occorre sempre avere per il nostro prossimo.

Proprio bella questa canzone, con parole del poeta Antioco Casula e musicata da Marisa Sannia, deceduta dodici anni fa a 61 anni. In aprile, precisamente il 14. Ma ho già detto che oggi, 17 gennaio, sembriamo in pienissima primavera, per cui ho deciso di farne memoria.

Un’anti diva a tutti gli effetti questa donna, nativa di Iglesias, brava giocatrice di basket e altre cose che ora non ho voglia di elencare.

Il suo successo l’aveva raggiunto, ed é proprio di questa esposizione pubblica che ad un certo punto si era stancata, lasciando stare tutte le collaborazioni con artisti di fama e dedicandosi, musicalmente, solo al canto in lingua sarda.

Che abbia fatto conoscere “La compagnia”, splendida canzone da fare in gruppo gridando a squarciagola “felicitáá-a-a, ti ho persa ieri ed oggi ti ritrovo già”, ancor prima di Battisti che ne era l’autore, non ne sapevo nulla di nulla. Come non sapevo che fosse amica della grande artista Maria Lai, della quale consiglio di conoscerne le opere.
E come ancora non sapevo neanche che se ne strafotesse di inferni e paradisi e che fermamente ha voluto sposarsi civilmente, provocando malcontento tra le beghine affascinate dalla “casa bianca”, canzone di Don Backy con la quale, nel 1968, si era classificata seconda in coppia con Ornella Vanoni, la signora che non ci vede un c**** perché abbagliata dalle luci di sala veramente esagerate.

Ho letto tanto stasera di questa donna, ma ho già detto che non ho voglia di dilungarmi ….più di quanto ho gia fatto.

Riporto il testo in sardo. Nel video vi é la traduzione per i “continentali”….

I E R R U

Carrigu de nieddas temporadas
benit s’ierru, ‘etzu e canu,
sentz’ervas, est tristu su pianu,
e sas forestas paren brujadas.

No puzones ch’allegren su manzanu
cun sas milli pibias delicadas,
su ‘entu muilat intro sas foradas
e tristos corvos cantan a luntanu.

Gai est s’umanu istadu; rie rie
fuit s’amore, fuit su cuntentu;
passat de zuventude cudda die
coment’una die ’e maju sentza ‘entu.

Ma su dolore, simile a su nie
falat continu, frittu e lentu lentu.

In memoria di Marisaultima modifica: 2020-01-17T21:26:04+01:00da piero-murineddu
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