Nostalgia di una società viva

 

di Arturo Paoli (nel 2013)

Sono quasi centenario e analizzando le varie epoche della mia lunga esistenza, credo che quella attuale sia la peggiore che l’Italia e l’Europa stiano attraversando sul piano politico.

La crisi politica che stiamo vivendo confonde le idee e non coinvolge l’interesse delle persone perché non c’è un ideale in grado di suscitare entusiasmi e aggregare per pensare possibili soluzioni che aiutino la vera politica a risorgere.

La fine delle ideologie fu accolta dalla Chiesa con molto favore come un evento positivo che poteva inaugurare un’epoca di pace, ponendo fine agli scontri che fino ad allora avevano dominato la scena politica. Ma le due grandi idee che hanno dominato il Novecento, il socialismo e il liberalismo, avevano entrambe origine lontana nei principi fondamentali della rivoluzione francese: libertà, uguaglianza e fraternità.

E questi ideali, anche se furono sbandierati in una rivolta con molto spargimento di sangue, sono in fondo gli stessi del cristianesimo. In nome di questi ideali si sono combattute guerre e rivoluzioni fino alla loro uscita dalla storia, non apparendo più come speranza di liberazione e miglioramento della condizione umana.

Ad esse è subentrato un nuovo idolo, il capitalismo, che ha celebrato il trionfo del denaro e che, una volta soddisfatti i bisogni reali della persona, ha creato una tecnica sempre più progredita, fino a cancellare completamente il progetto di una società fondata sui valori della convivenza pacifica.

Anche il cristianesimo, che è fondamentalmente un progetto di convivenza, ha imboccato la strada di una grande decadenza, perché non si è interessato dell’uomo reale ma dei dogmi, isolando l’uomo in un individualismo sempre maggiore, fino all’approdo della morte del prossimo e del predominio assoluto del guadagno.

Oggi ci troviamo di fronte a una realtà sociale allo sbando, che ha perduto sia gli ideali della convivenza sia quelli rivoluzionari che volevano cambiare il contesto esistente.

Il popolo non ha un punto di appoggio per migliorare la propria condizione e diventa sempre più scadente, con sempre minori possibilità di cambiamento.

Basterebbe pensare che un uomo assolutamente non politico, unicamente capitalista come Berlusconi ha potuto essere capo del governo per tanti anni procurando danni immensi al tessuto sociale e morale dell’Italia.

La Chiesa avrebbe dovuto essere il baluardo dei valori cristiani, soprattutto della fraternità tra gli uomini, e invece è stata trascinata dal progetto di avere denaro in quantità per la propria propaganda, per la diffusione del cristianesimo, senza accorgersi del fango che poco a poco la ricopriva.

La Chiesa fu ferocemente aggressiva quando i partiti politici manifestavano idee antireligiose, ma non è stata altrettanto saggia nel difendersi dal nemico attuale che è l’individualismo che nasce fatalmente dal collocare il denaro al primo posto.

La società alla quale stiamo approdando ha perduto tutti gli ideali di convivenza e ha corroso anche il valore dell’amicizia, travolto dalla ricerca di potere economico da parte di tutti quelli che possono, causando miseria e fame in misura sempre crescente, sia in estensione che in profondità, mentre la ricchezza è accumulata nelle mani di pochi.

Nella mia memoria ho il ricordo di una società viva, che si incontrava nelle piazze e discuteva animatamente, fino ad azzuffarsi, confrontando opinioni diverse, opposte ideologie politiche. Oggi viviamo in una società morta, incapace di vera e profonda amicizia.

Le coppie si sfanno con indifferenza, per la semplice ragione che ci si è venuti a noia; i due soffrono un po’ ma tutto passa rapidamente e inosservato. Figli se ne vogliono meno possibile, e la loro educazione non rientra in alcun progetto: i padri non avvertono la responsabilità di aiutarli a diventare autonomi, a formare un nuovo nucleo familiare.

Tutto si esaurisce in quella specie di delirio che si manifesta quando il bambino nasce: lo si palleggia dall’uno all’altro, ma quando comincia ad avere bisogno di aprirsi alla vita, alla conoscenza del vivere, lo si lascia solo. La scuola a sua volta ha perso ogni autorità: ci sono insegnanti che mi raccontano fatti che fanno orrore, ragazzi che accendono la sigaretta in classe tranquillamente, che escono quando vogliono senza chiedere permesso.

Episodi come questi un tempo avrebbero causato veri conflitti sociali, mentre oggi tutto si tollera lasciando il giovane privo di appoggi per formarsi come persona responsabile. La tecnica ha preso il posto delle relazioni umane. Il denaro e il profitto personale hanno sostituito il bene comune e la convivenza.

Ai giovani dobbiamo restituire il senso della responsabilità, motivarli a credere che non basta dire “la società non mi interessa”, perché la società risulta dalla collaborazione di tutti i cittadini.

Oggi bisogna partire dal negativo cui si è arrivati. E questo negativo è il trionfo dell’interesse personale, del valore della tecnica, che genera sempre più aridità e solitudine. Si sta svuotando la forza essenziale dell’uomo che è la spinta ad amare l’altro.

Il messaggio di Gesù è tutto qui: siete figli del Padre comune, sei fatto per cercare sempre di più l’amicizia, avete la responsabilità di amarvi. La crisi del cristianesimo, che pareva essere il connettivo dell’Europa e di tutto l’occidente, può spogliare il cristianesimo del pesante abito che abbiamo chiamato civiltà cristiana e porci di fronte alla domanda: che cosa veramente si aspetta Gesù dall’umanità?

All’epilogo della mia vita sento di invitare i miei lettori e insieme quelli della rivista Rocca a riflettere sulla domanda: che cosa veramente Gesù si aspetta dall’umanità ospitata dalla terra in questo tempo? Questo potrebbe essere il contenuto e il frutto della nostra preghiera.

 

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Nostalgia di una società vivaultima modifica: 2019-08-22T15:19:54+02:00da piero-murineddu
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