Un nonviolento calcio in mezzo a li cojoni

di Piero Murineddu

Il Palazzo d’Inverno di San Pietroburgo, in Russia, fu la residenza ufficiale degli Zar di Russia. Il palazzo divenne durante la rivoluzione russa del 1917 uno dei simboli più importanti dell’oppressione del regime assolutistico zarista. Sappiamo che ad un regime assolutistico n’è seguito un altro totalitario, con tutte le catastrofi che ha causato. Sembra proprio impossibile costruire una società dove un’uguaglianza effettiva tra le persone si possa realizzare. La tentazione di prevalere sull’altro è una realtà sempre presente, a meno che non si decida di vivere in piccole comunità autogestite, e gli esempi non mancano.

Gli ideali giovanili sembra impossibili realizzarli man mano che si entra nel meccanismo sociale. Da adulti ci si ritrova, integrati in un sistema di vita collettiva dove l’uguaglianza rimane di fatto pura utopia. Molti per libera scelta, altri forzatamente, rimpiangendo forse un desiderio di tempi passati. Questo per quanto riguarda le scelte individuali. Le leggi poi fanno la loro grossa parte perchè l’uguaglianza rimanga perennemente un pio desiderio dei più sensibili.

E’ a questo che mi ha fatto pensare ascoltare questa canzone che non conoscevo della Banda Bassotti, scritta diversi anni fa.
Oggi il testo sarebbe ancora più duro. Rimane la speranza che quel calcio in mezzo a li cojoni lo possiamo ancora e sempre assestare. Per quanto mi riguarda, metaforico, in quanto rimango testardamente nonviolento, anche secondo l’esempio di Danilo Dolci, di cui oggi ricade l’anniversario della sua morte: impegno a conoscere le leggi e lottare per cambiarle se sono discriminatorie, denuncia delle ingiustizie e pronti a stare al fianco di ogni individuo oppresso e messo ai margini da ogni tipo di potere….

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Il palazzo d’inverno a Piazza del Gesù
dove c’hanno rinchiuso i sogni più belli della gioventù.
Mentre Berta filava sul cavallo a motore,
l’anima sua ribelle entrava nei panni di un muratore.

Respiravamo forte senza fare rumore
e nel buio le mani parlavano meglio di tante parole.
E ritornava ottobre col suo solito odore:
dalle fabbriche esce l’esercito di chi vuole cambiare.

Assalto al cielo,
si muove in P2 il cavaliere nero.
Presto con le bombe nei vagoni,
più presto, ripulire le città
fare presto, riempire le prigioni,
l’ondata ribelle si fermerà…

…e invece siamo ancora qua
pronti a rompere i coglioni;
con i sciacalli come voi
come si fa a stare buoni?
C’è chi non ha più da magnà
e c’è chi fa l’indigestione,
chi sta in cantiere a faticà
e chi fa solo autogestione.

Anche sciacalli sempre là
coi culi sopra le poltrone,
in faccia tanta umanità
dietro le mani con il bastone.
La notte quanti sogni fai?
Chalet in montagna e macchinoni.
La realtà ti porterà
un calcio in mezzo a li cojoni.

 

Un nonviolento calcio in mezzo a li cojoniultima modifica: 2018-12-30T11:26:16+01:00da piero-murineddu
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