Le campane suonano a festa per la caduta di Marino?

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di Luca Kocci
Fra coloro che esul­tano per la caduta del sin­daco di Roma Igna­zio Marino, un posto in prima fila spetta al car­di­nale Angelo Bagna­sco. «Roma ha biso­gno di un’amministrazione, di guide, che la città merita mol­tis­simo, tanto più in que­sto momento in cui il Giu­bi­leo è alle porte. Ci augu­riamo che Roma possa pro­ce­dere a testa alta e con grande effi­cienza», ha dichia­rato ieri il pre­si­dente della Cei a Radio Vaticana, appena lo scio­gli­mento del con­si­glio comu­nale è apparso sicuro. E ha rin­ca­rato L’Osservatore Romano: la vicenda ha assunto «i con­torni di una farsa», «al di là di ogni altra valutazione resta il danno, anche di imma­gine, arre­cato a una città abi­tuata nella sua sto­ria a vederne di tutti i colori, ma rara­mente espo­sta a simili vicende».
È noto il “tem­pi­smo” delle gerar­chie eccle­sia­sti­che che, forse fedeli alla mas­sima maoi­sta di «basto­nare il cane che annega», affon­dano il colpo di gra­zia a un uomo di governo solo quando è poli­ti­ca­mente morto, quindi inser­vi­bile. È acca­duto così anche con Ber­lu­sconi, “sco­mu­ni­cato” dallo stesso Bagna­sco solo nel set­tem­bre 2011 («com­por­ta­menti non solo con­trari al pub­blico decoro, ma intrin­se­ca­mente tristi e vacui», «stili di vita dif­fi­cil­mente com­pa­ti­bili con la dignità delle per­sone e il decoro delle istituzioni e della vita pub­blica»), quando gli scan­dali ses­suali dell’ex pre­mier ave­vano ormai fatto il giro del mondo.
Nel caso dell’ex sin­daco, però, le gerar­chie cat­to­li­che – soprat­tutto ita­liane – bru­ciano i tempi, cominciando ad attac­care Marino ben prima che salga al Cam­pi­do­glio. Il chi­rurgo ha infatti un pes­simo cur­ri­cu­lum, soprat­tutto in tema di “prin­cipi non nego­zia­bili” che, ben­ché ridi­men­sio­nati – ma non cancel­lati – da papa Fran­ce­sco, per la Cei e per molti vescovi costi­tui­scono tut­tora una sorta di stella polare.
Il pec­cato ori­gi­nale di Marino è un dia­logo con il car­di­nal Mar­tini («Così è la vita») pub­bli­cato dall’Espresso del 2006 in cui ven­nero affron­tati, con grande aper­tura, tutti i temi etici su cui i vescovi ave­vano innal­zato le bar­ri­cate: fine vita, acca­ni­mento tera­peu­tico e testa­mento bio­lo­gico; fecon­da­zione assi­stita (dopo la vit­to­ria refe­ren­da­ria di Ruini con­tro la legge 40); aborto e ini­zio vita; ricerca sulle cellule sta­mi­nali embrio­nali e, in gene­rale, con­fini e limiti della scienza; ado­zioni per i sin­gle; uso del pro­fi­lat­tico per la pre­ven­zione dell’Aids. Un dia­logo dai con­te­nuti dirom­penti (diven­tato poi un libro, Cre­dere e cono­scere, Einaudi, curato da Ales­san­dra Cat­toi, fede­lis­sima di Marino in Cam­pi­do­glio) che mise in grande imba­razzo le gerar­chie eccle­sia­sti­che: il disap­punto era forte, ma era dif­fi­cile attac­care fron­tal­mente un car­di­nale come Martini. Diverso invece il discorso nei con­fronti di Marino, che da quel momento fini­sce sul “libro nero” dei vescovi, come del resto altri “cat­to­lici adulti”. Anche per­ché negli anni suc­ces­sivi, da sena­tore del Pd, con­ti­nua ad inter­ve­nire: sostiene le scelte di Pier­gior­gio Welby e di Bep­pino Englaro, pro­muove una legge per il testa­mento bio­lo­gico, afferma che la 194 non è un tabù.
Quando si can­dida a sin­daco, nei sacri palazzi la fibril­la­zione sale. I media cat­to­lici fanno di tutto per sbar­rare la strada al chi­rurgo che però viene eletto, e subito dif­fi­dato da Avve­nire ad «aprire campi di bat­ta­glia sulle que­stioni che inve­stono valori pri­mari». Come suc­cede nell’ottobre 2014, quando il sindaco tra­scrive nei regi­stri comu­nali i matri­moni cele­brati all’estero da 16 cop­pie omo­ses­suali. «Scelta ideo­lo­gica che cer­ti­fica un affronto isti­tu­zio­nale senza pre­ce­denti», tuona il Vica­riato di Roma.
Gli ultimi giorni di Marino sono un cal­va­rio. Prima il caso del “non invito” a Phi­la­del­phia in occa­sione del viag­gio negli Usa di papa Fran­ce­sco, il quale, in maniera piut­to­sto irri­tuale, risponde alla domanda di un cro­ni­sta: «Io non ho invi­tato il sin­daco Marino a Phi­la­del­phia, chiaro?». Poi le rive­la­zioni di mons. Paglia – pre­si­dente del Pon­ti­fi­cio con­si­glio per la Fami­glia ma soprat­tutto sto­rica guida spi­ri­tuale della Comu­nità di Sant’Egidio -, “rubate” dalla tra­smis­sione radio­fo­nica La zan­zara: «Marino si è imbu­cato, nes­suno lo ha invi­tato, il papa era furi­bondo» (e pochi giorni dopo di nuovo Sant’Egidio – che a Roma, anche a livello poli­tico, ha sem­pre gio­cato un ruolo impor­tante – sbugiarda il sin­daco, smen­tendo che suoi espo­nenti abbiano par­te­ci­pato a una cena regi­strata dai famosi scon­trini). Da ultimo è il card. Val­lini, vica­rio del papa per la dio­cesi di Roma, a invo­care una «nuova classe dirigente».
Uscito di scena il sin­daco, sarà evi­tato un incon­tro imba­raz­zante: domani, infatti, il papa cele­brerà una messa al cimi­tero del Verano, dove era atteso anche Marino, il quale però, essendo deca­duto, non ci sarà. E il 5 novem­bre, a San Gio­vanni in Late­rano, verrà pre­sen­tata la Let­tera aperta alla città di Roma redatta dal Con­si­glio pasto­rale dio­ce­sano, pre­sie­duto da Val­lini. Con­terrà l’invito a «ripar­tire dalle molte risorse reli­giose e civili pre­senti a Roma» per sce­gliere chi gover­nerà la capitale. L’inizio della cam­pa­gna elettorale.

(da Il Manifesto del 31 ottobre 2015)

Le campane suonano a festa per la caduta di Marino?ultima modifica: 2015-11-05T19:19:21+01:00da piero-murineddu
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