I “Forconi” e la voragine dei non più rappresentati

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“La rivoluzione non si fa senza un progetto, senza una strategia, senza un’organizzazione”

di Giulietto Chiesa

“Forconi”? Chi si ricorda della manifestazione del 19 ottobre a Roma? Fu un segnale che esistevano ormai, prodotti della crisi, forze che stavano cominciando a muoversi. Quel segnale diceva chiaramente che tutte la sinistre, quella finta e quella impotente ma convinta, non erano capaci di intercettare la protesta crescente. In realtà erano le avvisaglie di una protesta che nessuno era in grado di intercettare. Neanche il Movimento 5 Stelle.

Anch’esso – lo si è notato poco, e invece meritava attenzione – bypassato e colto di sorpresa. Infatti è un’altra onda quella che sta passando. Siamo in mare aperto e le onde si susseguono, anche se ciascuna è diversa dalle altre. Questo mare è la “voragine” dei non (più) rappresentati.

Ho letto una quantità di commenti, molti dei quali rivelano una reazione di rigetto, di fastidio, di sufficienza. Con tutte le graduazioni e sfumature possibili e immaginabili, fino al limite dello snobismo. Prendiamo le più frequenti: da chi parla di movimento nazionalista, o fascista, che si sofferma sull’esplosione di spontaneità mista a analfabetismo politico; che depreca l’incultura, la semplificazione, il plebeismo; a chi vede incontrollate violenze, gli ultras spaccatutto, i sussulti di mentalità primitive da stadio.

I media, tutti, giornali e tv, hanno semplificato, come al solito, coniando il termine sintetico di “forconi”. Che è passato dovunque, come una lama calda nel burro. E anche molti di noi – che non hanno ancora ben compreso come difendersi dal mainstream – hanno finito per ripetere il mantra dei “forconi”. Che è astuto: perché usa associazioni negative e ostili. Forconi fa pensare a contadini primitivi. Fa pensare a “forca”, che è strumento per ghigliottine e impiccagioni, inquisizione e masse di popolo inferocite. Tutto negativo insomma. Penso che dovremmo guardarci meglio da questo tipo di semplificazioni. Il mainstream è astuto, ma anche pigro e stupido, e tende a descrivere il nemico come meglio gli fa comodo. Così facendo inventa magari un nemico che non c’è al posto di quello che c’è.

“Forconi”? Ma il movimento dei “forconi, nato in Sicilia 2 anni orsono, questa volta in Sicilia quasi non è esistito. Io c’ero e non l’ho visto. Nessuno l’ha visto. E dunque? Dovremmo concludere che è improvvisamente emigrato in massa, Jaguar e bagagli, a Torino, o a Milano? Evidentemente è una sciocchezza, inventata dal mainstream, nella quale è impossibile credere. Certo che c’erano dei forconi, qua e là. Ma non erano soltanto o prevalentemente i forconi quelli che si muovevano in strade e piazze.

Diciamo, meglio, che c’era di tutto. C’erano, e ci sono, tutte le componenti appena elencate. E anche le infiltrazioni delle destre estreme, degli ultras da stadio, dei fascisti , ecc. Ovvio che c’erano, ovvio che ci saranno. C’era tanta gente smarrita. Uso la parola gente perché non ho mai visto tanta stratificazione sociale diversa, anch’io semplifico un po’. Ma non ho visto avanguardie rivoluzionarie. C’era gente che – come è stato ben scritto – ha perduto tutti i contenitori politici per cui ha votato fino a ieri, o in cui (più raramente) ha militato. C’era gente che non ha mai riempito alcun contenitore politico, gente che non vota. Gente che scopre di non poter più avere tutto quello che aveva (che era poco, ma per loro era tutto) e lo rivuole indietro. Gente che non sa cosa sta succedendo e che non capisce come mai tutto quello che prima funzionava, bene o male, adesso non funziona più.

Gente che non vuole un altro sistema (anche perché pensa che questo, che conosce, sia l’unico possibile) e dunque chiede che sia rimesso in moto. Gente che non sa che è finita l’era dell’abbondanza e vuole continuare a consumare come prima, come le è stato insegnato di fare. Gente che si agita, e si fa agitare, da idee approssimative e ingenue, grimaldelli che considera risolutivi, definitivi, come quello della sovranità popolare, o monetaria, della lotta contro le burocrazie (quella europea in particolare), della lotta contro la classe politica, e contro i banchieri.

Gente che non ha nessuna idea di modelli alternativi.

Gente che pensava (e pensa) che stia per cominciare la rivoluzione. Ho ricevuto un bel pacco di mail, nelle settimane scorse, di messaggi su facebook, dove si esprimeva la certezza dell’imminente rivoluzione. A me, che qualche rivoluzione l’ho vista e non solo letta, sembrava uno scherzo, ma ho finito per capire che coloro che si aspettavano la rivoluzione il 9 dicembre erano del tutto convinti che ci sarebbe stata. E, quando cercavo di spiegare loro che il 9 dicembre non ci sarebbe stata nessuna rivoluzione, capivo e vedevo che mi consideravano perduto per la causa.

Naturalmente non è la rivoluzione, perché una rivoluzione non è un blocco stradale o una sassata contro un poliziotto. La rivoluzione non si fa senza un progetto, senza una strategia, senza un’organizzazione. Io so per esperienza che non è vero che “lo stato borghese si abbatte e non si cambia”. Io so che il potere non si arrende facilmente e che ha dalla sua molte forze e protezioni e vie di fuga. E i capi, quelli che finora si sono visti e sono stati sbandierati dai media di fronte al grande pubblico, sono solo dei piccoli aspiranti Masaniello, molto al di sotto delle necessità e dell’esperienza di una leadership reale.

Ma la protesta è reale. Questo è il punto. C’è una parte del popolo, sempre più grande. C’è la sofferenza e la protesta contro l’ingiustizia; c’è la ricerca, spesso disperata , di lavoro, cioè di dignità; ci sono i giovani che non hanno futuro e ormai lo sanno; ci sono gli studenti che dovranno andarsene perché questo paese non li vuole. E tanti altri che scoprono la necessità di difendersi.

E questa è la “voragine”. Che non parla il nostro linguaggio; che ha mille anime, non tutte bellissime, che non ha esperienza e sapere. Ma come potrebbe sapere se è stata privata della conoscenza, da decenni, e trasformata in consumatrice compulsiva? E noi, molti tra noi, continuiamo a parlare della “voragine” senza conoscere il suo linguaggio, senza andare a incontrarla dov’è, cioè senza conoscerla.

Ho pubblicato la riflessione di Gramsci sui “movimenti spontanei”. Rileggiamola. Diceva Gramsci che bisogna dare loro una “direzione consapevole”; che bisogna comprendere i “bisogni fondamentali” e le “energie latenti” delle masse che si intende, o presume, di rappresentare; bisogna “non avere paura di prendersi responsabilità concrete”; bisogna “non fare le mosche cocchiere”. In due parole: bisogna esserci.

Invece noi continuiamo a nuotare nei nostri riflessi condizionati della sinistra: poiché non siamo stati noi a evocare queste forze, affermiamo che esse non sono di sinistra; esse non parlano come noi; non sono rivoluzionarie come noi vorremmo che fossero. Dunque – molti concludono – sono nemiche.

Ma non è così. E così facendo noi, invece di gettare un ponte verso di loro, invece di contaminarle e di contaminarci, alziamo un muro, ripetendo l’errore di molti (che, per fortuna, non è stato il nostro) commesso nei confronti del Movimento 5 Stelle.

Significa questo accodarsi al primo corteo che passa? Niente affatto. Occorre capire e, quando è il caso, prendere le misure, mantenere il senso critico e la chiarezza della prospettiva. Ma bisogna esserci. Questo è l’imperativo. Altrimenti spariremo nelle prossime onde che già si vedono sul filo dell’orizzonte. E buona fortuna a tutti.

Si può ascoltare lo stesso Giulietto Chiesa nel seguente link

http://giuliettochiesa.globalist.it/Detail_News_Display?ID=93392&typeb=0&Forconi–Videoeditoriale-di-Giulietto-Chiesa

I “Forconi” e la voragine dei non più rappresentatiultima modifica: 2013-12-18T19:00:53+01:00da piero-murineddu
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