Nei loro panni, noi faremmo lo stesso

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di Fabio Marcelli

L’emigrazione che porta masse innumerevoli e crescenti di persone ad abbandonare situazioni invivibili per effetto di conflitti,persecuzioni politiche, razziali e religiose, devastazioni ambientali, siccità, epidemie, crisi economiche, ecc., costituisce, prima ancora di ogni valutazione giuridica, una necessità oggettiva e incomprimibile, espressione di un legittimo desiderio di sopravvivenza delle persone coinvolte. Noi, nei loro panni, faremmo lo stesso, in assenza di alternative praticabili.

Questa semplice premessa vanifica tutte le politiche che si oppongono alle migrazioni. Esse fanno leva sulle paure del cittadino comune, bistrattato per conto suo da governi e potere economico, additandogli un facile bersaglio. E’ la politica di coloro che, incapaci o comunque lungi dal lottare per imporre gli interessi popolari, si accontentano di dire alla gente che se stanno male è per colpa dei “clandestini” e dei Rom.

Scendendo sul piano più prettamente giuridico, l’accoglienza costituisce in vari casi un dovere anche da questo punto di vista. Pensiamo alla situazione dei richiedenti asilo, di cui la Convenzione di Ginevra del 1951 nel combinato disposto con il Protocollo di New York del 1967,  impone l’accoglimento, qualora fuggano una persecuzione per “motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche”.

La fonte appena citata impone in questi casi agli Stati di accoglienza di concedere ai rifugiati un certo trattamento che non deve essere inferiore a quello più favorevole applicato ai cittadini di un Paese straniero. In realtà, a moltissime persone che si trovano in queste condizioni non è concesso il diritto di richiedere asilo. Fuggendo da guerre e persecuzioni devono rivolgersi a organizzazioni criminali che lucrano notevoli profitti e ne provocano in vari casi la morte. Lo scafismo è l’altra faccia del salvinismo e dell’ipocrisia dell’Unione Europea, dato che l’apertura di canali legali di afflusso dei richiedenti asilo, cui costoro si oppongono, farebbe venir meno la fonte degli illeciti profitti delle bande criminali impegnate nel traffico dei migranti.

Fa quindi bene la Chiesa Cattolica  a condannare i “piazzisti di fanfaronate da osteria, chiacchiere da bar che rilanciate dai media rischiano di provocare conflitti” nonché a prendersela con un governo anch’esso fanfarone e sostanzialmente assente e inadempiente, nonostante il valido impegno di tanti funzionari, militari e appartenenti alle forze dell’ordine. Ci si aspetta però dalla Chiesa di Papa Francesco un impegno ancora maggiore mettendo a disposizione di migranti e senzatetto tutte le proprie ingenti proprietà disseminate sul territorio. In mancanza, il governo dovrebbe procedere alla confisca di tutti gli immobili sfitti siano essi di proprietà ecclesiastica o di banche e società, salvaguardando solo i piccoli proprietari, per metterli a disposizione dei bisogni insoddisfatti dei migranti e dei cittadini italiani a loro volta assoggettati a un crescente e intollerabile impoverimento.

Su questi ed altri elementi abbiamo svolto  il progetto FEI (Fondo europeo di integrazione) “Partecipare per integrarsi”, analisi delle migliori pratiche italiane ed europee in materia di housing sociale, mobilità lavorativa e ricongiungimento familiare, condotta dall’ISGI-CNR in collaborazione con ARCI (capofila), ACLI e Patronato ACLI, che presenteremo il 22 settembre a Roma e il 9 ottobre a Napoli.

Sulla solidarietà e l’accoglienza nei confronti di migranti e richiedenti asilo, premesse di una proficua integrazione, si giocano non solo i destini di centinaia di migliaia di persone in lotta per la loro sopravvivenza e per una vita degna, ma l’avvenire stesso di ordinamenti come quello italiano e quello europeo che devono dimostrare nei fatti di poter realizzare quei valori di dignità umana cui proclamano di ispirarsi ma che purtroppo invece calpestano ogni giorno.

 

Nei loro panni, noi faremmo lo stessoultima modifica: 2015-08-18T18:25:08+02:00da piero-murineddu
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