Buon compleanno, don Sa’

Premessa

di Piero Murineddu

15 maggio. Ottantasette anni dalla nascita di una persona eccezionale, e giustamente, coloro che lo hanno frequentato, beneficiando senza dubbio alcuno del suo esempio e dei suoi insegnamenti di grande umanità,  continuano tuttora a festeggiarne la memoria. E’ specialmente di musica che Tonino Sanna, nato a Bottidda, un minuscolo  paesino dell’entroterra sardo ai piedi del monte Rasu,  nel 1932, ha riempito e nutrito la sua vita e quella di varie generazioni di cui è stato guida e per diversi aspetti “maestro”, termine che a lui non credo  piacesse perché riteneva tale solo Colui seguendo il quale ha vissuto. A partire dal suo ottantesimo anno di vita, i suoi allievi gli hanno dedicato una rassegna, manco a dirlo principalmente musicale, dal titolo “Musica Maestro!“. Emme maiuscola, cosa che probabilmente fin quando era in vita inorgogliva il nostro amico e fratello carissimo. Umani siamo! Ma comunque, ora che si trova in un’altra Dimensione, son certo che sia ben felice di usare la maiuscola esclusivamente con Chi sappiamo.

L’ intera programmazione si trova qui.

Sono ormai tre anni che il prete e uomo, o se preferite uomo e prete, ha varcato la Soglia, quella che permette a ciascun vivente di continuare la sua Esistenza Senza Fine e libera da ogni condizionamento che limita i nostri giorni terreni, seppur in modo che non conosciamo.

Col biblista Alberto Maggi erano accomunati da una reciproca stima, e chi conosce la visione che ha della vita “di fede” quest’ultimo e chi ha seguito la predicazione del caro Don messosi in Viaggio nel dicembre del 2016,  ne capisce bene il motivo.

Ritengo opportuno partecipare ai festeggiamenti per augurare buon compleanno al caro don Sa’  usando parole che Alberto ha scritto pensando al un suo vecchio amico di nome Peppe, venuto a mancare qualche giorno fa, frequentatore assiduo e discreto del convento di Montefano dove lo stesso Maggi vive.

Le leggiamo pensando si a Tonino, ma anche a tutte le persone che ci hanno lasciato per raggiungere l’Aldilà a cui siamo destinati.

Per concludere. Il nostro caro Don  ha vissuto per decenni a Porto Torres, ed è con un bel ricordo scritto a suo tempo da una sussinca d’ischogliu doc che ho pensato di ripercorrere parte della sua biografia, molte cose della quale non conoscevo, motivo per cui  ringrazio l’autrice. Coincidenza vuole che anche per lei oggi ricorre il duo  …esimo compleanno. Auguri Alba Rosa, e rimani in buona salute il più a lungo possibile, naturulmente con la vivacità e l’acutezza che ti ritrovi.

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La separazione fisica non è assenza

di Alberto Maggi

La separazione fisica non significa la mia assenza, ma una presenza ancora più intensa. Non sono lontano, ma ancora più vicino. Per questo non dite di me “non è più!”, ma “è di più”, perché come il grano che liberando tutte le sue energie si trasforma in una spiga dorata (Giovanni 12,24), nel momento del trapasso ho incontrato il Dio-Luce che non mi ha assorbito, ma sono stato io ad accoglierlo, e questa luce divina dilaterà la mia esistenza in un crescendo senza fine. Gesù ha assicurato che a chi lo ama il Padre prende dimora in lui, per questo con la morte non vado in cielo, perché il cielo è in me e rende la mia esistenza indistruttibile. E crescerò, e, come è scritto nell’Apocalisse siriaca di Baruc “Dimorerò nelle altezze di quel mondo là; sarò simile agli angeli e somigliante alle stelle, sarò trasformato in qualsiasi forma vorrò, di bellezza in grazia, di luce in splendore di gloria” (2 Bar LI,10)

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Don Sanna, il prete che amava la musica, la giustizia e la sua comunità

di Alba Rosa Galleri (dicembre 2016)

Porto Torres, anni cinquanta, un paese di circa diecimila abitanti, povero, che a dieci anni dalla fine della guerra cercava con grande sacrificio di risollevarsi dalla miseria comune a tutto il meridione e a tutta la Sardegna. Un’economia basata sulla pesca, sui traffici portuali, sull’agricoltura e su qualche attività artigianale, ma già si intravvedono i primi fermenti del boom economico che ne avrebbe fatto uno dei maggiori centri industriali d’Europa.
Una scuola elementare (il De Amicis) e una scuola media ospitata in un vecchio edificio dal pavimento in legno che era stato l’ambulatorio comunale; due chiese, la Consolata (vicino al porto) e san Gavino, a Monte Angellu; due preti, don Fenu alla Consolata e don Pulina, lu caròniggu, a san Gavino.
La Consolata era la chiesa dell’élite turritana, quelle delle famiglie più in vista, dei Bazzoni, dei Piga, dei Biccheddu e di pochi altri. San Gavino era invece la chiesa del proletariato, la Parrocchia dove si impartivano i battesimi e le prime comunioni, dove ci si cresimava, si celebravano i matrimoni e si dava l’ultimo saluto ai defunti.
E’ proprio a metà degli anni cinquanta che arrivano a Porto Torres due giovani sacerdoti, don Sanna e don Manconi, poco più che due ragazzi: magro, apparentemente timido e riservato il primo, estroverso, pacioccone e animatore dei tanti bambini che frequentavano gli ampi sterrati attorno alla basilica il secondo.
Due personalità molto diverse che hanno attraversato gli anni della crescita turbinosa della ormai “città” di Porto Torres.
Ma oggi devo parlare di don Sanna, don Tonino per gli amici, giovane vice di una figura austera quale era monsignor Pulina. Don Sanna, quel sacerdote dall’aria timida ma dagli occhi vispi e dal sorriso accattivante, quel giovane prete che la musica ce l’ha nel sangue, negli occhi, nelle mani con le quali dirige il coro che pian piano prende forma e nel ’59 il primo concerto: aveva messo insieme, da autodidatta, un gruppo di ragazze e ragazzi che non conoscevano altra musica se non quella trasmessa dalla radio (ancora non c’erano i juke box), li fece cantare insieme in quello che diventerà il Coro Polifonico Turritano, un fiore all’occhiello che si esibirà in tutta Europa mietendo successi.
Ma don Sanna era un prete atipico, un prete che aveva tanti interessi, amava discutere, sapeva di politica, si occupava dei problemi sociali e viveva con partecipazione le trasformazioni della società e della comunità portotorrese.
Era un uomo aperto, di grande cultura e dall’enorme capacità di comunicare laicamente con tutti e di tutto. Profondo conoscitore della nostra società, ha vissuto con partecipazione le trasformazioni sociali, culturali ed economiche di Porto Torres, la città industriale, la Stalingrado sarda.
Una comunità variegata e multietnica, nel senso italiano del termine, quella che frequentava la sua parrocchia, dove si parlava delle trasformazioni civili, dell’introduzione del divorzio nella legislazione italiana, dell’aborto, dove si affrontava il dialogo politico tra cattolici e comunisti, e dove don Sanna ha sempre mostrato grande competenza, autonomia e apertura nei confronti di ideologie tradizionalmente atee.
Nelle sue omelie, critiche contro la società opulenta e consumista, era una costante la condanna degli egoismi, delle politiche individualiste e imperialiste, dell’ipocrisia di chi predica bene e razzola male.
Nel ’93, quando il PDS (l’erede del PCI) vinse le elezioni col nuovo sistema elettorale e Dino Dessì divenne sindaco, si era pensato a don Sanna come assessore, e sarebbe stato l’uomo giusto in diversi settori dell’amministrazione comunale, dai servizi sociali alla cultura ai problemi dei giovani, tanto era vasta la sua conoscenza, la sua versatilità, il suo eclettismo, il suo rigore morale, la sua disposizione al dialogo e il suo evidente pragmatismo.
Si era subito mostrato fiero e onorato alla proposta, e ci aveva pensato qualche secondo, ma subito, per quanto compiaciuto, aveva “suo malgrado” declinato l’invito: problemi di carattere ecclesiale, di sospensione a divinis, sia pure temporanea, di distacco dalla sua parrocchia e dai suoi parrocchiani, dalla sua chiesa di cui era una guida insostituibile.
La sua chiesa, Cristo Risorto, che aveva fondato intorno al settanta, seguendone giorno per giorno la costruzione (stile capannone industriale e dall’estetica improponibile), è divenuta il punto di riferimento delle centinaia di famiglie di lavoratori dell’industria, operai, tecnici e dirigenti.
Ha celebrato il mio matrimonio, ha cresimato miei figli, ha battezzato due miei nipoti e li ha anche cresimati.
Ha celebrato il funerale di Bruno, il 17 maggio del 2013, e alla fine della messa è venuto a darmi le condoglianze, mi ha abbracciata e mi ha detto: “Devi essere orgogliosa, avete messo su una bella famiglia col tuo sposo”.
Si, don Sanna è stato un pilastro per la nostra città, un grande uomo, un grande prete, un grande intellettuale.
E’ stato un portotorrese illustre, non per nascita ma per vita.

Buon compleanno, don Sa’ultima modifica: 2019-05-14T21:49:16+02:00da piero-murineddu
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