25 aprile 2019. Tziu Raffaele, l’instancabile Poderoso di Tresnuraghes

di  Piero Murineddu

Con la bella stagione, iniziano le tante sagre distribuite in ogni dove, specialmente in concomitanza con particolari giornate, qual’è, in questo caso, quella del 25 aprile, anniversario della Liberazione dal regime nazifascista e che certuni pseudo politici ed attuali governanti, fanno di tutto per sminuirne il valore se non addirittura cancellarla dalla Memoria. Naturalmente questa gentucola di dubbio valore intellettuale, morale e ancor più umano passerà, e la Storia non sarà sicuramente tenera nel giudicarla. Nella ricorrenza ci son state le manifestazioni specificatamente ad essa dedicate, ma anche il partecipare alle sagre, apparentemente solo finalizzate allo svago,  è stato in qualche modo onorare quel sempre più lontano evento del ’45. Molti non ne hanno ancora preso coscienza, ma se non ci fosse stato, è improbabile che saremmo ciò che siamo oggi, seppur con tutte le contraddizioni in cui siamo immersi come collettività, bisognosa di una Liberazione continua.

Il posto si trova nell’agro di Tresnuraghes, territorio dell’oristanese, distante alcuni chilometri dalla scogliera occidentale sarda. Il giorno vi si festeggia l’evangelista Marco, e a lui hanno dedicato un bellissimo ed ospitale sito.

Già a conclusione della Messa si sentiva echeggiare il suono dell’organetto che di lì a poco avrebbe dato un contributo determinante per creare la giusta atmosfera di festa. E difatti, nella piazzetta adiacente alla chiesetta si è subito formato il cerchio, andatosi progressivamente allargando, della tipica danza sarda, “su ballu tundu”. Tutti mano nella mano, conoscenti e sconosciuti. Passi semplici e andatura ritmata. Protagonisti indiscussi Maria e Raffaele, 93 e 95 anni, sorella nubile e fratello con cinque figli.

Al termine, inevitabile per me avvicinarmi a loro, accolto da estrema cordialità e simpatia. Sopratutto Raffaele, nonostante l’alto volume dell’organetto e la sua forte sordità, in pochi minuti, senza farsi minimamente pregare, mi ha raccontato metà della sua vita. Episodi interessantissimi, ma dal momento che è a me che li ha raccontati, non è il caso che io ne faccia partecipi altri…..

RAFFAELE

Mentre i tanti ospiti erano in fila per essere serviti dell’immancabile pecora bollita, io ero già appoggiato all’ombra di una roccia. Le feste son belle e coinvolgenti ma il corpo stanco ha anch’esso le sue esigenze.

Per chi sardo non è, sappia che il torrone è un ingrediente immancabile in queste occasioni, e tornarsene a casa senza averne acquistato almeno un mezzo chiletto sarebbe andare contro natura. Anche qui via con la conversazione col torronaio che, dietro esplicite domande, spiega volentieri tutta l’attività che comporta fare questo mestiere, non mancando di dire che per l’uso sconsiderato di anticrittogamici, fungicidi e diserbanti vari, le api non se la cavano per niente bene, e il miele si è costretti a procurarselo da luoghi lontani perchè la produzione locale non è più sufficiente. Ecco, appunto: l’ennesima dell’idiozia umana.

D’obbligo la tappa alla torre di Foghe, nei pressi della foce del Riu Mannu, che insieme a quelle di Ischia Ruja e Columbargia formavano il sistema costiero di avvistamento voluto dagli aragonesi, uno dei tanti popoli che hanno spadroneggiato a proprio piacimento sugli indigeni isolani, per tanto tempo e molto prima che sbarcasse l’attuale Sbruffone di Stato, che in precedenza, dei sardi e dei meridionali in generale, ne ha sempre pensato e detto tutto il male possibile. Purtroppo, come raccontano le cronache “politiche”, ancora una volta una parte dei sardi, “smemorati” e per un piatto di lenticchie ex padane, sono rimasti col cervello “folgorato” davanti a questo losco figuro e lo hanno accolto plaudenti e supplicanti per potersi fare un selfie con l’Uomo (uomo?) del momento.

Mentre la mia figliola Marta ha sorellizzato con una cagna del posto

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e il mio figliolone Giuseppe, con alcuni amici, ha esibito le sue capacità scalatorie, INUTILMENTE cercando di convincermi a fare altrettanto,

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Giuseppe senior, fresco come una rosa di fine aprile e impegnato a fermare bellissime immagini del posto con la sua fotocamera, io “col massimo impegno” son rimasto stravaccato per terra, al limite della mia resistenza fisica….

 

Giuseppe senior

Il viaggio per rientrare a domo nostra è stato per me molto riposante, in quanto non avevo la preoccupazione di dover guidare. I paesaggi e panorami splendidissimi caratterizzati dal giallo delle ginestre hanno fatto da sfondo ad una piacevole conversazione su come siamo e come potremmo essere, sugli anni che senza troppi scossoni ci stanno conducendo alle ultime opportunità offerte dalla vita, sullo stato sociale e politico che qualche preoccupazione e parecchia incazzatura le provoca, e altro ancora. E naturalmente ripensando alla vitalità del vecchio Raffaele, l’instancabile Poderoso di Tresnuraghes.

25 aprile 2019. Tziu Raffaele, l’instancabile Poderoso di Tresnuraghesultima modifica: 2019-04-27T16:06:45+02:00da piero-murineddu
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