E’ doveroso disobbedire a leggi che si ritengono ingiuste?

 

Un esempio:
obiezione al “servizio” militare

(Testo tratto dal web)

La Costituzione Italiana, approvata nel 1947 ed entrata in vigore nel 1948, stabilisce all’art. 52 che “La difesa della patria è sacro dovere del cittadino.Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e nei modi stabiliti dalla legge”, senza prevedere alcuna possibilità di obiettare.

La parola “obiezione” deriva dal latino “obicere”, che significa contrapposizione, rifiuto; l’obiezione di coscienza è infatti

il rifiuto di obbedienza ad una legge o ad un comando dell’autorità perché considerato in contrasto con i principi e le convinzioni personali radicati nella propria coscienza.

L’obiettore di coscienza è dunque un cittadino che, dovendo prestare servizio militare armato, contrappone il proprio rifiuto all’uso delle armi ed attività ad esse collegate.

La storia dell’OdC, in senso lato, inizia con l’unità d’Italia. La coscrizione obbligatoria introdotta nel 1861, incontrò una grandissima resistenza soprattutto tra la popolazione rurale del meridione, che non ne capiva i motivi ed era costretta a subirla forzatamente.
La risposta dello stato fu la massiccia repressione attuata dall’esercito piemontese.

Il malcontento popolare non si attenuò, anzi toccò il suo culmine durante la grande guerra del 1915-18: furono circa 470.000 i processi per renitenza alla leva, e oltre un milione per altri reati militari come diserzione, procurata infermità, disobbedienza aggravata, ammutinamento.

Nell’Agosto del 1917 gli operai di Torino si rivoltarono contro l’assurdità della guerra: la repressione fu durissima, decine i morti.

Dopo la disfatta di Caporetto, che vide un vero e proprio “sciopero militare” tra i soldati, si intensificò la repressione con fucilazioni di interi reparti.

La protesta popolare era spontanea, dettata da un’istintiva avversione alle istituzioni militari e gli orrori della guerra, ma non era incanalata in alcuna forma organizzata.

I primi due casi di OdC nel secondo dopoguerra si verificano alla fine degli anni ’40, e fanno riferimento a Rodrigo Castiello ( pentecostale) ed Enrico Ceroni (testimone di Geova) che furono inquisiti.

Il primo obiettore condannato alla reclusione fu Pietro Pinna (1948), nonviolento, finito in carcere per 10 mesi; liberato fu condannato di nuovo e ritornò in carcere finché fu prosciolto dal dovere del servizio militare.

 

SULL’ARRESTO DI MIMMO DI RIACE

di Rita Clemente

Giorgio Perlasca. Lo ricordate? Si spacciò per il console spagnolo firmando di suo pugno il documento (falso) che lo riconosceva tale.

Firmò, in tale veste, migliaia di salvacondotti per poter fare riparare in Spagna dall’Ungheria nazista cittadini ebrei spacciati per spagnoli.

Tutto questo lo fece illegalmente. Ma in questo modo ha salvato la vita a migliaia di Ebrei.

Oggigiorno Giorgio Perlasca è riconosciuto come Giusto fra le Nazioni.

E veniamo al sindaco di Riace. In definitiva, di che cosa sarebbe accusato Mimmo Lucano?

Primo. Di aver favorito l’immigrazione clandestina, solo perché avrebbe -diciamo- favorito il matrimonio di una ragazza nigeriana (una, non una serie di matrimoni combinati!) con un riacese, altrimenti la ragazza non avrebbe ottenuto il permesso di restare in Italia.

Perché, diciamocela tutta, le ragazze nigeriane preferiamo vederle sul marciapiede, a disposizione dei clienti di turno che manco si chiedono, ovviamente, se siano clandestine o meno, a loro vanno bene così!

Secondo: aver affidato la gestione rifiuti a due cooperative senza gara d’appalto. Procedura sicuramente sbrigativa e magari poco ortodossa sul piano legale.

Ma caspita! In un Paese in cui le gare d’appalto vengono vinte spesso dagli amici degli amici degli amici e spesso sono sotto controllo mafioso, mi sembra che prima della pagliuzza bisognerebbe togliere la trave!

Sulle altre accuse (ben più gravi) di arricchimenti illeciti e quant’altro, non ci sono riscontri in fatti oggettivi.

Tutto questo a fronte di un modello di gestione dell’immigrazione che ha favorito anche, e di tanto, la realtà locale e gli interessi dei nativi.

Evvia, signori! Ecchediamine! Un po’ di senso della misura!

#zamponedisalvinone

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NON SEMPRE LE LEGGI ARMONIZZANO LA VITA COLLETTIVA

di Piero Murineddu

L’esempio dell’obiezione al “servizio” militare, ma anche alle spese per scopi militari. E poi il caso di Giorgio Perlasca e quanto scritto da Rita che condivido pienamente.

Vi è pure l’esempio di Rosa Parks, che col suo coraggioso gesto di sedersi nel posto riservato ai bianchi in autobus, contribuì al riconoscimento dei diritti civili agli afroamericani.

La vita di Gandhi, per chi la conosce, è emblematica.

E quindi veniamo al caso del sindaco di Riace, accusato di avere infranto la legge, e non è escluso che di fatto sia così.

Non possiamo dimenticare l’arrogante e penosa (per lui) definizione che l’attuale ministro delle Interiora fece del sindaco di Riace (“zero”) e tutta la campagna diffamatoria scatenata contro questo coraggioso sindaco di un paesino che ha dimostrato che la vicenda tanto discussa sui migranti, se ben gestita, può divenire realmente una “risorsa”, in tutti i sensi, specialmente aiutando la genti italiane a recuperare l’umanità che si sta perdendo.

La Giustizia segua il suo corso, ma dopo Riace, niente può essere come prima, nonostante a presenza ingombrante di questo ministro dell’Odio e compagnia governante.

E’ doveroso disobbedire a leggi che si ritengono ingiuste?ultima modifica: 2018-10-03T16:59:59+02:00da piero-murineddu
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