Immigrati che sfruttano altri immigrati

Articolo apparso su La Nuova Sardegna del 17 agosto, a firma di Luigi Soriga.

 

Sassari – Nel megastore Bricocina, a detta dei dipendenti che hanno presentato una denuncia, vige un’interpretazione molto singolare del contratto del lavoro. Se sei italiano valgono i diritti, se sei senegalese, cinese, bengalese, filippino allora il registro cambia: le ferie, la malattia e gli straordinari te li puoi scordare. Anche se l’assunzione è a tempo indeterminato. E se ti azzardi a chiedere che questo pacchetto base di prerogative possa essere riconosciuto, la risposta è prima un demansionamento, e infine una lettera di licenziamento per giusta causa.

Bamba ha 23 anni, e da tre anni lavora per Bricocina. «Sono uno bravo, ci so fare con i clienti, non temo la fatica, e infatti ho iniziato come factotum, poi cassiere e infine stato promosso a caporeparto. Assunto a tempo indeterminato, 800 euro al mese. Finché ho lavorato dodici ore al giorno, testa bassa senza fiatare, tutto è filato liscio. Nonostante il mio contratto di ore ne prevedesse 8. Ma l’anno scorso volevo tornare in Senegal per rivedere i miei familiari, e ho provato a chiedere il mese di ferie che mi spettava da contratto. La risposta del mio capo, detta con grande disinvoltura, è stata devastante».

Il dialogo suonava all’incirca così: «Ciao capo, avrei una domanda: vorrei tornare a casa, posso avere le ferie? Risposta: no. E perché no? Perché da Bricocina solo gli italiani hanno ferie. Per i senegalesi, cinesi, bengalesi, filippini non si può fare lo stesso trattamento. Se vuoi le ferie, la tredicesima, la quattordicesima puoi provare a rivolgerti da un’altra parte. Qui funziona così».

Allora Bamba, assieme ad altri tre connazionali e altri tre bengalesi, a gennaio si è rivolto al sindacato Cisal, e Nino Fiori ha preso a cuore la vicenda. «Questi ragazzi hanno raccontato una situazione di assoluto sfruttamento. Da parte dei datori cinesi, nessun rispetto per gli orari di lavoro definiti dal contratto, niente ferie e malattie. Reclutano manovalanza senza tutele sindacali, in modo da imporre le loro regole. Per questo abbiamo raccolto le testimonianze e abbiamo messo in contatto i dipendenti di Bricocina con l’Ispettorato del Lavoro».

E infatti, da lì a qualche settimana, scatta il blitz degli ispettori del lavoro, che sentono i dipendenti e i titolari e raccolgono il dossier. «L’indagine è ancora in corso – spiega il direttore dell’Ispettorato – anche se a breve contiamo di concluderla e adottare i dovuti provvedimenti. Abbiamo riscontrato violazioni delle norme contrattuali e uno scenario di sfruttamento del lavoro».

Dice Bamba: «Dopo la denuncia in effetti la situazione cambia: le ore settimanali diventano 40 per tutti, e vengono rispettate. Non ci viene più chiesto di stare lì per dodici ore a fare qualunque cosa, dal cassiere, al magazziniere all’addetto alle pulizie. Però improvvisamente da lavoratore modello io entro nella lista dei cattivi, e vengo demansionato. In chat il mio capo mi dice che non sono più caporeparto». I rapporti con i datori cinesi sono glaciali, nel punto vendita c’è tensione. E l’11 agosto arriva l’epilogo sotto forma di una raccomandata a mano. L’oggetto, in neretto, recita: licenziamento per giusta causa. La ricevono tutti i dipendenti che si sono rivolti prima al sindacato e che hanno presentato denuncia all’Ispettorato.

«In pratica veniamo accusati di improduttività, di incompetenza, di danneggiare la merce, di non pulire, di essere maleducati

con la clientela. Ma come? Il giorno prima della denuncia sono talmente bravo che mi promuovi caporeparto, e poi improvvisamente divento uno che non sa fare il proprio lavoro? E tutto per aver chiesto parità di trattamento con i colleghi italiani e rispetto per i miei diritti».

Cattura

BOH…….

di Piero Murineddu

È lampante. Vi sono immigrati di prima serie ed altri di secondissima. E capita che quelli di prima serie, nello specifico i cinesi, trattano gli altri, loro dipendenti nelle attività commerciali che sorgono improvvise in ogni dove, forse peggio di come molti italiani fanno con gli immigrati, quelli invisi ai S…..i e ministraglia varia. Così almeno sembrerebbe leggendo questo articolo. Se sei italiano hai diritto, se non lo sei affaracci tuoi, emuddu e cagliaddu altrimenti ti licenzio anche.

Ma vi è chiara o no questa distinzione? E tutti gli italiani, quelli solitamente rabbiosi verso i “normali” immigrati, silenti e indifferenti. Ma c’è o no qualcosa che non quadra?
Ma come, acquistano tutto l’acquistabile, e viene permesso che sfruttino i loro dipendenti (non italiani), mentre noi facciamo finta di niente, giriamo la faccia altrove e ce la fischiettiamo perché intanto non sono cazzacci nostri?
Ma che caspita di criteri usiamo nei nostri giudizi? Ma che strano senso di giustizia si è inculcato nei nostri civilizzati cervelli?

Immigrati che sfruttano altri immigratiultima modifica: 2018-08-18T17:26:48+02:00da piero-murineddu
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