A FRANCESCO MARIANI, PRETE

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di Piero Murineddu

Quindi, il prete sociologo, ex direttore Caritas, editorialista del periodico diocesano nuorese, parroco, commentatore radiofonico quotidiano e celebrante di Novene, nell’intenzione voleva fare un’opera altamente civile, meritoria, oltre che coraggiosa: denunciare il racket dei mendicanti. Insomma, un “don Ciotti” nostrano, che da sempre ha fatto, come si diceva una volta, l’ “opzione preferenziale per i poveri”, creando comunità per disagiati e diseredati col “Gruppo Abele” e in seguito buttandosi a capofitto a combattere tutte le mafie, avviando l’associazione “Libera”.

mmmmmmmmmm.., sarò malizioso, ma a me proprio sincero non sembra, e a farmelo pensare è proprio lui, con le sue parole e sopratutto col suo atteggiamento. Non credo che don Ciotti, quello originale, avrebbe usato questi termini (“ho provato grande disagio ad entrare in chiesa dovendo passare attraverso un cordone di questuanti», e ancora «con lo sguardo feroce» verso chi rifiutava l’offerta. «Sono rimasto intimorito dalla loro apparente gentilezza »).

A pensarci, e neanche poi tanto, è un linguaggio molto “salviniano”, cioè di uno che dietro l’apparenza di volere “ordine e disciplina” (guarda caso, strettamente di mussoliniana memoria) ha l’unico obiettivo. oltre quello di raggiungere le leve del comando nazionale, di non dividere il benessere del nord (creato anche dal sudore e dalle umiliazioni subìte a suo tempo dai “terroni”) con “pezzenti e parassiti” che arrivano da altrove, negri e zingari principalmente.

Don Francesco vuole veramente denunciare e lottare contro i racket che sfruttano i poveracci? Lo faccia allora con vero spirito umano, prima ancora che cristiano. E’ fuori luogo ricordare che per Gesù i pezzenti erano i suoi preferiti e che Francesco Bernardone è andato proprio a stare in mezzo ai lebbrosi, condividendone la vita?

Ma come può un seguace di Gesù Cristo, uno che si nutre della sua Parola e che pretende di trasmetterla ad altri, rimanere intimorito da “sguardi feroci dall’apparente gentilezza”? Sfruttati o meno da eventuali racket, sono persone ferite dalla vita e costrette ai margini da una società classista che queste ferite provoca.

Personalmente ho sperimentato direttamente il potenziale di aggressività che si portano dentro molti di questi migranti che sfuggono situazioni disumane e cercano condizioni di vita dignitose. In un primo momento sono rimasto frastornato. Poi, col dialogo, ho visto la tigre inferocita diventare un agnellino. Mi ha detto di tutti i soprusi e umiliazioni che è costretto a subire ogni giorno. Aveva frainteso la mia intenzione iniziale e mi aveva scambiato per uno dei tanti che quotidianamente gli mancano di rispetto. Ci siamo sorrisi e ci siamo salutati con calore, arrivando entrambi quasi alle lacrime.

Don Francesco, non voglio giudicarti, anche perchè non conosco la tua storia. E’ molto probabile che nelle tue giornate fai molto del bene, e non solo ai tuoi parrocchiani e conterranei, ma certi toni e certe dichiarazioni lasciale ad altri, i cui obiettivi ben conosciamo. Sarai impegnato a combattere l’illegalità ad ogni livello, ma senza sospette ambiguità e con atteggiamento di comprensione e di tenerezza verso chi fa più fatica a tirare avanti? Per quanto sarà nelle mie possibilità, mi vedrai al tuo fianco.

Un’ultima cosa. Quel termine, “buonista”. Sai la valenza negativa che negli ultimi tempi ha assunto, usato specialmente da chi di solito non muove un dito per andare incontro alle necessità altrui. Chi cerca di capire l’altro, qualsiasi altro, non è un buonista, ma semplicemente un normale essere umano.

http://www.sardiniapost.it/…/parroco-gli-accattoni-polemic…/

UN SUO COMPAGNO DI STUDI

di Antonio Dessì

Ho qualche ricordo personale affettuoso, di Francesco Mariani.
Nel 1973 gli studenti del seminario diocesano di Nuoro furono ammessi a frequentare il triennio conclusivo del Liceo Ginnasio statale Giorgio Asproni.
Francesco era uno di loro.
Orunese minuto, ma ferrigno, si rivelò un ottimo attaccante nella squadra di calcio dei seminaristi che azzerò le glorie di diverse altre squadre nelle sfide studentesche di quell’anno. Io, che da terzino l’ho marcato, riuscivo a fatica a intercettarlo.
Politicamente combattivo, divenne leader del GdAS, Gruppo di Azione Studentesca, precursore e omologo di quella che sarebbe poi stata Comunione e Liberazione.
I contrasti nelle assemblee d’istituto si fecero accesi, con noi del collettivo che impugnavamo le bandiere della sinistra studentesca di allora e, per la prima volta, un gruppetto abbastanza agguerrito di coetanei che interpretavano la resistenza degli studenti moderati (e delle loro famiglie) a quello che avvertivano come l’esercizio di un’egemonia ideologica da contrastare. Raccoglievano ben maggiore consenso dello sparuto e innocuo nucleo di piccoli fascisti.
Anni dopo presenziammo, alcuni di noi, al matrimonio di una coppia di cari amici, che avevano scelto lui, ormai ordinato sacerdote, come celebrante, nella chiesetta della Solitudine.
Non senza ironia (“Ma ve lo sareste mai immaginato …”), Francesco dedicò ai ritrovati avversari di un tempo un passaggio di saluto nel sermoncino rivolto agli astanti durante la Messa.
Ancora molti anni dopo, sul periodico diocesano nuorese, una spiegazione biografico-politica e teologico-culturale che non ebbi dubbio (anche perché siglata) fosse scritta di suo pugno, descrisse il conflitto tra un Presidente della Regione e un Assessore regionale dimissionario in termini di prevedibile inconciliabilità tra il luteranesimo del primo e il calvinismo del secondo. Poiché trapelava una qualche simpatia per il calvinista, apprezzai senza indagare quale potesse essere il confine teologico e pragmatico della asseritamente inconciliabile diversità tra i due.
Francesco Mariani è prete, insegnante, sociologo e animatore di un periodico, L’Ortobene e di un’emittente, Radio Barbagia, molto accreditati dal punto di vista dell’impegno civile, nella mia città e nella mia provincia native.
Lui stesso ho preso a considerarlo, io che ormai seguo solo a distanza le vicende di quelle realtà, una delle poche personalità di spicco in un panorama politico, culturale, umano che avverto profondamente isterilito.
Certo, non ho mai pensato che un integralista come il giovane Francesco potesse mai convertirsi da grande a inclinazioni marcatamente progressiste.
Però non mi sarei neppure aspettato una così scoperta manifestazione di fastidio e di intolleranza, al limite del razzismo, verso presenze, quelle dei Rom e degli immigrati nordafricani, certamente problematiche, anche nel Nuorese, ma mai fino al punto di provocare reazioni di radicale ripulsa in un ambiente tradizionalmente tollerante.
Sono deluso, Francesco, anzi, sgomento.
Dal Tempio e dalle sue gradinate si cacciano i mercanti, i cambiavalute che riciclano proventi di fortune discutibili, i potenti arroganti e ipocriti e i loro clientes, non i poveri, i mendicanti, i diseredati.
Rimedia, Francesco, ti invito fraternamente, a questo tuo incredibile scatto di intolleranza, che non aiuta di sicuro una convivenza tra diversi già complicata, in una comunità che di incitamenti a nuovi conflitti non ha certamente bisogno.

A FRANCESCO MARIANI, PRETEultima modifica: 2017-11-29T14:53:36+01:00da piero-murineddu
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